Il 22 maggio a Prato, in occasione del I Memorial Alberto Guidoreni, andrà in scena la finale del 3° Superchallenge U14, il format pensato per alzare il livello rugbistico giovanile italiano attraverso il confronto nazionale tra gli under14.
Daniele Pacini, dirigente e tecnico dell’Unione Rugby Capitolina – una delle società fondatrici insieme a Gispi, Mogliano, Petrarca Padova e Colorno – ci illustra lo stato del Torneo.
“Siamo arrivati al terzo anno di vita del Superchallenge e possiamo dire di aver raggiunto un certo grado di consapevolezza sul nostro operato: abbiamo centrato e stiamo cercando di colmare un bisogno latente delle società italiane. Il numero di richieste è aumentato e di conseguenza abbiamo dovuto modificare il format e il numero di tappe in programma; siamo partiti da 5 e siamo già arrivati a 8 tappe più la finale. Un segnale importante che segue la nostra mission: l’aumento delle partecipanti, amplia il confronto e la diversità e questo permette di alzare il livello tecnico delle partecipanti stesse.”
L’obiettivo dichiarato del Superchallenge è quello di alzare il livello tecnico, hai notato un miglioramento significativo in questi anni?
Dal punto di vista tecnico c’è stata, grazie a questo torneo, una maggior diffusione e un miglior percezione di quello che succede nel resto delle regioni italiane a livello di rugby giovanile. Per le U14, in questi anni, è sempre stato molto difficile confrontarsi con società oltre i propri confini regionali e questo ha limitato la crescita di molti. Grazie al confronto nazionale garantito dal Superchallenge le società hanno saputo migliorare le loro competenze tecniche e tattiche e di conseguenza un miglioramento c’è stato. La cosa che più ritengo positiva, però, non riguarda l’aspetto tecnico, ma quello della mentalità: in questi tre anni abbiamo avuto solo uno sporadico caso di forti proteste nei confronti di arbitri e organizzatori. Se si pensa a quello che accade ogni weekend sui campi italiani per noi è un grosso traguardo e un grande riconoscimento. Lavorare con una mentalità votata al confronto e in un ambiente organizzato, con regole chiare e persone serie e preparate favorisce lo sviluppo di questa mentalità in tutti i partecipanti e garantisce un miglioramento costante.
Come vedi il futuro del SuperChallenge?
Il Suuperchallenge ha bisogno di continuità, una continuità che deve andare oltre le singole persone. Il nostro obiettivo prossimo è quello di darci un’organizzazione più strutturata, con regole e compiti precisi per creare un sistema che vada aldilà dei singoli, che comunque dovranno sempre vigilare e garantire il corretto funzionamento del torneo e che i valori vengano rispettati.
Secondo obiettivo, non meno importante, è il riconoscimento formale da parte della FIR; consolidare un rapporto con la federazione – cosa che sembra aver preso i giusti binari e che speriamo di annunciare ufficialmente per la prossima stagione – è necessario per dare maggior appeal sia ai futuri partecipanti che ai sostenitori del progetto che servono per garantire quella continuità di cui parlavo prima.
Per chiudere, cosa ti aspetti a livello tecnico da questa finale?
A Prato, il 22 maggio, spero di vedere un livello tecnico elevato. L’anno scorso sono rimasto un po’ deluso dal gioco espresso in finale e imputo questo fatto a due fattori: il primo è fisico, i ragazzi devono giocare molte partite ravvicinate, più lunghe di quelle a cui sono abituati normalmente, e un calo fisico nel pomeriggio è inevitabile; secondo fattore più tecnico, la scelta di giocare a 15 durante le fase finali ha, a mio avviso, abbassato il livello generale di gioco anziché migliorarlo. Sono esperimenti che abbiamo iniziato lo scorso anno e che abbiamo deciso di riportare anche in questa edizione per vedere se effettivamente validi o meno.
Sarà una finale con squadre veramente di ottimo livello, ci si aspetta di vedere un bel gioco in tutti gli incontri. Se così non sarà, per i motivi di cui sopra, dopo questa finale decideremo le strade da intraprendere dal punto di vista regolamentare per perseguire la nostra mission.
Daniele Pacini età 41 anni, un passato da giocatore nella Primavera prima e poi nel Cus Roma ed un breve periodo alle Fiamme Oro. Milita in tutte le Nazionali giovanili dalla u15 alla u21. Allenatore di 3° livello dal 1996. Nel 1996 è tra i Fondatori della Unione Rugby Capitolina per la quale fino al 2006 ricopre il ruolo di Direttore Tecnico ed allenatore nei settori giovanili. Dal 2007 al 2010 ha rivestito per la stessa il ruolo di Direttore Generale durante la permanenza in Super 10 della Prima Squadra. Con la Federazione Italiana Rugby ha collaborato sin dal 1996 allenando varie rappresentative Nazionali Juniores (dalla u15 alla u18) e ricoprendo dal 2004 il ruolo di docente ai corsi allenatori. Nelle ultime due stagioni sportive ha ricoperto a tempo pieno per la Fir il ruolo di Responsabile della Formazione Allenatori dal 2009 è anche Trainer per l’RB. Dalla stagione 2011 2012 ricopre la qualifica di director of Rugby presso l’Unione Rugby Capitolina.