Poter scrivere un commento sulla vittoria della nazionale italiana ai danni del Sudafrica è un privilegio. Sabato 19 settembre 2016 a Firenze è stata scritta una pagina di storia del nostro movimento. Prima vittoria assoluta degli azzurri contro una squadra (bi) campione del mondo. Prima vittoria assoluta ai danni degli Springboks. Prima vittoria assoluta contro una delle tre squadre regine dell’Emisfero Sud.
Solo questi spunti statistici basterebbero per scrivere fiumi di inchiostro, ma è giusto tributare un grande e simbolico applauso alla prestazione degli azzurri. Cattiveria agonistica, precisione, forza mentale hanno fatto la differenza, consentendo al pubblico del Franchi di urlare a squarciagola quei canti di vittoria che troppo spesso sono rimasti strozzati nella gola dei tifosi fedelissimi dell’Italrugby.
Italia – Sudafrica 20 a 18 è un risultato che scuote le fondamenta del rugby internazionale.
Per chi segue e vive con entusiasmo la palla ovale è fin troppo facile ricordare che il grande rugby è un po’ come un salotto esclusivo, di quelli dove si entra in smoking. Difficile far cambiare idea ai proprietari del salotto se non sei sufficientemente elegante, e anche una volta che sei entrato devi saper confermare la tua presenza rinnovando l’abito in una continua gara di stile.
Ogni sconfitta azzurra è materiale ghiotto per i media specializzati che, spesso a ragione, ci vogliono fuori dal party esclusivo del rugby che conta. Sabato 19 novembre però ci siamo riconquistati una credibilità che non è figlia del nulla.
E’ fondamentale segnalare che qualcosa nel nostro movimento sta cambiando proprio dove recentemente abbiamo avuto le maggiori difficoltà: il rugby juniores.
Nella scorsa stagione agonistica le nazionali under 17 e 18 si sono fatte valere con risultati di prestigio. Gli under 18 hanno collezionato un pareggio in Francia contro i padroni di casa, per poi proseguire la striscia positiva vincendo con Irlanda e Inghilterra A. Proprio gli stessi atleti che costituiranno la prossima nazionale U20 sono andati in Sudafrica ad agosto dove hanno raccolto successi contro Western Province Academy, Sudafrica Schools e Francia.
E’ forse il segnale che tutti i problemi del rugby italiano sono risolti? Risposta troppo facile. No. Si tratta però di un indicatore importante per i nostri obiettivi futuri.
E allora come può questa splendida vittoria collegarsi con il Gispi?
L’elemento decisivo per battere il Sudafrica è da ricercare nel lavoro collettivo degli azzurri. Il gruppo di O’Shea ha anteposto esigenze di squadra ad esigenze individuali. E’ accaduto spesso che la nostra nazionale fosse eccessivamente legata ad individualità, oppure a situazioni di gioco estemporanee e poco ragionate. Un fattore che in alcuni casi non è stato funzionale al gruppo, portando a sconfitte amare da digerire. Sabato invece la tenuta di tutti i 23 atleti è stata ottimale e decisiva proprio nei momenti chiave (la rimessa laterale rubata all’ultima azione di gioco è un esempio). Affidarsi alle qualità di ognuno e mantenere motivazioni condivise, fa la differenza. Le qualità umane e gestionali di Conor O’Shea forse si riconoscono proprio in questa rinnovata capacità di gestire gli equilibri del gruppo.
E’ la stessa missione educativa che stiamo perseguendo nel nostro piccolo mondo del minirugby targato Gispi, consci che il rugby è la massima espressione degli sport di squadra.
Infine è bello fotografare un sabato di rugby scandito dalla massiccia e variopinta presenza dei giovanissimi atleti toscani che si sono sfidati sui campi dello Stadio Lodigiani. Le famiglie al seguito hanno arricchito il tifo per il nostro Ugo Gori, che proprio a Firenze nel 2010 ha esordito in azzurro. La vittoria finale è stata dunque la ciliegina sulla torta di una giornata fantastica, di quelle che deve renderci orgogliosi di essere rugbisti italiani.