Ogni sabato mattina il campo di Coiano è invaso dai “super nani” bimbi di 2-3 anni che insieme ad un genitore e sotto l’occhio dello staff Gispi passeranno una mattinata all’insegna del divertimento e del rugby.
Definiamolo meglio, il “microrugby” è un progetto importantissimo che la società porta in tutta la città da diversi anni, con orgoglio, dando la possibilità ai piccoli di iniziare a conoscere dei concetti fondamentali del nostro sport come la condivisione e il sostegno.
Piccoli e sorridenti, sono tante le storie di nani rugbisti che anche quest’anno contribuiscono alla famiglia Gispi.
Spesso ancora non parlano ma con gesti è chiaro che essere in quel campo è un momento bello. C’è Ettore di tre anni che quando arriva al campo la prima cosa che fa è correre dietro alla Maestra Mila per abbracciarla-placcarla. C’è il babbo di Edo che racconta di una mattina durante un traffico congestionato, il piccolo rugbista in auto a fare le magie dicendo “spostati macchina devo andare a rugby”.
Un legame con lo staff di educatori non banale, figure importanti per loro e lo si capisce dall’affetto tangibile dei piccoli verso le educatrici e da piccoli ma profondi gesti come un messaggio audio di Elia B. Alla Maestra Mila “Lilaaa nifh4eigniuhgfdvnugyghdfkvghigbegne” traduzione da parte della mamma. “Mila ho la febbre, torno sabato ti voglio bene.”.
Oppure Leonardo C. che ad ogni lezione regala fiori, abbracci e carezze alle educatrici prima durante e dopo l’allenamento.
Giulia Cantini è l’ultima arrivata nello staff Kids e commenta con entusiasmo questa esperienza: “Il progetto Kids è qualcosa di unico in città, non solo introduce i più piccoli allo sport, ma crea un’occasione alle famiglie di riunirsi, giocare insieme e creare legametra genitori e bambini. Il rugby è al centro della nostra proposta soprattutto a livello di valori e principi, viene insegnato il rispetto per tutti, il divertimento nello stare insieme e condividere. Ogni lezione finisce con il terzo tempo ed è unico vedere tutti i “nostri” Kids
insieme a mangiare dolcetti e bere i succhi di frutta”.
Cerchiamo di entrare nel mondo Kids con le parole della Responsabile di categoria Mila.
PERCHE’ È CONSIGLIATO INIZIARE IL RUGBY COSI’ PICCOLI?
Innanzitutto sfatiamo dei miti, a 2-3 anni non si gioca a rugby ma si impara e si migliorano gli schemi motori, la qualità sociale dei bimbi/e che vivono, visto la loro piccola età, prevalentemente un contesto familiare ed a volte di nido, con il progetto microrugby ominirugby i bambini/e non solo hanno la possibilità di giocare fuori all’aperto con concetti
fondamentali come la condivisione ed il sostegno, tipico del mondo del rugby ma hanno la possibilità di passare una mattina a giocare con il proprio genitore, di crescere, divertirsi insieme a loro opportunità difficile da trovare in una routine adulta settimanale.
QUALI SONO LE ATTIVITA’ PROPOSTE?
Le nostre attività spaziano da percorsi motori misti a giochi strutturati e calibrati per ogni gruppo di bambin/e, con l’intento di migliorare già nella singola lezione, costruendo varianti sempre più complesse e complete per permettere non solo la crescita motoria del bambino ma anche la crescita logica ed emotiva.
QUALI SONO GLI OBIETTIVI E LE PROSPETTIVE CHE POSSIAMO CHIEDERE AI PICCOLI GISPOLOTTI?
Gli obiettivi come le prospettive sono comunque quelli di seminare i concetti basilari del rugby ovvero il concetto di meta, cosa semplice per un adulto ma analizzandola ha bisogno di orientamento, coordinazione, fiducia nei compagni di squadra e nei compagni di gioco, accettazione di un “errore” ricordando che un bimbo che cade a terra durante una corsa o perché inciampato contro un compagno vive la sensazione di errore o fallimento, qui noi educatori entriamo in gioco per costruire in loro autostima e fiducia . Quando a fine stagione, ma credetemi accade molto prima, vediamo i nostri kids che aiutano un amico a rialzarsi, gli passano il pallone senza esitare e condividono con loro la merenda comprata senza la minima ombra di gelosia sappiamo che abbiamo svolto bene il nostro lavoro di educatori.
GENITORI E PICCOLI INSIEME UNA FORZA IN PIU’ PER DIVERTIRSI?
Assolutamente sì, il genitore in campo per noi è una forza perché conosce già il carattere del proprio bambino/a ed è ben informato sugli eventi vissuti durante la settima, fattore da non trascurare quando sono così piccoli del resto anche noi educatori siamo un punto di forza per il genitore, visto che molto spesso zavorriamo i figli con il concetto di prestazione di fare bene subito dimenticando che per fare bene una cosa dobbiamo prima sbagliarla e poi migliorarla. Dal mio punto di vista di educatore di diverse discipline e genitore posso dire che sono poche anzi non ci sono attività sportive dove il genitore può essere parte attiva nella crescita emotiva e motoria del proprio figlio/a e già questo fattore è un merito per questo sport e questo progetto.